Il giorno 4 agosto 2015 ufficialmente la nostra Provincia ha inizio il suo servizio di accoglienza dei visitatori delle catacombe di Priscilla.
Direttore è stato nominato il nostro confratello P. Rodrigues João Miguel Mendes.
Le catacombe di Priscilla si trovano lungo la via Salaria, con ingresso di fronte a Villa Ada, a Roma. Il nome deriva probabilmente dal nome della donna che donò il terreno per la realizzazione dell'area sepolcrale, o della sua fondatrice.
La catacomba di Priscilla, conosciuta in tutti i documenti topografici e liturgici antichi, si apre sulla Via Salaria con ingresso presso il convento delle Suore Benedettine di Priscilla. Per la quantità di martiri qui sepolti, questo cimitero era chiamato la "regina catacumbarum".
Scavata tra il secondo e il quinto secolo, prende inizio da ambienti ipogei preesistenti, dei quali i principali sono un arenario, un criptoportico e l'ipogeo con le tombe degli Acili Glabrioni. A tale famiglia appartiene la donatrice del terreno, la nobildonna Priscilla, la cui memoria ricorre il 16 gennaio nel Martirologio Romano, che la indica come benefattrice della comunità cristiana di Roma. Questo cimitero, perduto come tanti altri per l'occultamento degli ingressi a protezione dai saccheggi, è stato uno dei primi ad essere ritrovato nel sedicesimo secolo e perciò abbondantemente derubato di lapidi, sarcofagi, tufo e corpi di presunti martiri. Conserva però pitture particolarmente belle e significative: la visita comprende le principali di queste.
Scavate nel tufo, tenera roccia vulcanica utilizzata per la costruzione di mattoni e calce, le gallerie si estendono per circa 13 km di lunghezza, in vari livelli di profondità. Il primo piano, il più antico, si snoda in percorsi irregolari di gallerie, nelle cui pareti sono ricavati i "loculi", le tombe comuni dove il corpo era posto, avvolto in un lenzuolo, direttamente sulla terra, cosparso di calce ad impedirne la rapida putrefazione, e murato con marmi o tegole. Sulle tombe le iscrizioni erano in greco o in latino, o c'erano piccoli oggetti a permettere il riconoscimento delle tombe anepigrafe. Solo in questo primo piano, dove erano sepolti i Martiri, troviamo piccole stanze, i "cubicoli", tombe di famiglie abbienti o di martiri, e gli arcosoli, altro tipo nobile di tomba, spesso decorati con pitture a soggetto religioso. Sono raffigurate, per lo più, storie bibliche dell'Antico o del Nuovo Testamento, che stanno ad esprimere la fede nella salvezza e nella risurrezione ottenuteci da Gesù. Sulle lapidi tombali sono frequenti anche i simboli, significativi per i cristiani e incomprensibili per i pagani: il più noto è il pesce, che nasconde le cinque parole "Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore" attraverso le iniziali delle cinque lettere greche che compongono la parola "ICTUS", pesce.
Nel soffitto di una nicchia, approfondita a galleria molto probabilmente per la presenza di una tomba venerata, c'è lo stucco, sfortunatamente in gran parte caduto, del Buon Pastore tra alberi, anch'essi in stucco ma che finiscono in vivace pittura di fronde e rossi frutti.
All'estremità del soffitto due scene: completamente caduta quella di sinistra, a destra si conserva la figura della Vergine Maria con il Bambino sulle ginocchia e accanto un profeta, che nella sinistra tiene un rotolo e con la destra addita una stella. Dovrebbe trattarsi della profezia di Balaam: "una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele" (Num. 24,15-17). La presenza del profeta sta a indicare nel Bambino il Messia atteso per secoli.
La pittura, per lo stile pompeiano primitivo, può risalire alla fine del II o all'inizio del III secolo, perciò questa è ritenuta la più antica raffigurazione della Vergine.